giovedì 9 febbraio 2012

IL DACKS SI SPORCA LE MANI DI INCHIOSTRO. "La chiamata loca"


C’è chi la chiama disperazione io la chiamo poesia.
La Chiamata Loca, un racconto.

Quanti anni e quante stagioni ho attraversato in quella che i cinesi chiamano la Capitale del Nord. In molti pensano che tra gli austeri palazzi, le vie trafficate, lo smog, un ragazzo possa sentirsi piccolo come un insetto se contestualizzato in un ambiente urbano così imponente ed austero. In molti pensano che in simili realtà un individuo diventi un numero, una misera ed insignificante percentuale se paragonato alla massa che sembra viva grazie ai ritmi frenetici imposti dallo sviluppo economico, ai nuovi canoni estetici importati dall’occidente. La città non dorme mai. Gli abitanti, agli occhi dei visitatori stranieri, risultano automi, vuoti, lo straniero si domanda dunque quando e se questa gente ad un certo punto della loro vita si ferma, parla, ride, piange, ama, insomma…Vive. 




Sono passati tre lunghi anni, ma il ricordo di quella sera è ancora vivo nella mia mente. La primavera era ormai alle porte, le vie della capitale avevano cominciato a tingersi di rosa pallido dei fiori di ciliegio e ovunque per strada si poteva respirare quell’aria nuova, fresca di cambiamenti. Stavo passeggiando sul lungolago di Houhai in compagnia degli amici di sempre, ridevamo e ci scambiavamo aneddoti, sensazioni su quella che per tutti noi è stata la prima volta in oriente, con quel velo di amarezza dettato dalla consapevolezza che il periodo più bello e ricco della nostra vita, di li a poco sarebbe giunto al termine. Ci fermammo in un cafè-lounge per un calice di pinot grigio, un gruppo suonava del flamenco… Fu proprio in quel momento che mi resi conto di quanto amassi quella città, quella compagnia, quell’ambiente, ma fu nello stesso identico momento che mi fermai a riflettere. Nonostante fossi in compagnia di persone meravigliose mi sentivo irrimediabilmente solo, privo di quella fiamma che arde e che scalda il cuore che solo una dolce amante ti può dare. Mi allontanai per un attimo dal gruppo in direzione del lago e dopo una breve passeggiata mi fu tutto molto chiaro. Quella sera volevo solo Lei.
Presi in mano il telefono, lo fissai per qualche minuto e mi feci coraggio, la chiamai. Preso dall’emozione del momento la voce cominciò a tremare, Lei mi tranquillizzò dicendomi. “Ruidi, sono contenta di sentirti, parla pure, non ti sentire in imbarazzo!”, a quel punto mi calmai, le confessai che volevo vederla, anche solo per un minuto, le dissi: “Y.Y., ho capito perché nei cieli sopra Pechino non ci sono stelle, sono tutte cadute al suolo e tu sei quella che brilla su tutte. Non mi sono mai addormentato senza prima guardare le stelle…”. Lei sorrise ed accettò di incontrarmi poco distante da dove mi trovavo.
Arrivai al luogo dell’incontro e la vidi li che fedele mi aspettava, con i suoi lunghi capelli neri che cadevano sul suo meraviglioso vestito di seta, la sua collana di perle risaltava ancora di più quegli occhi neri e profondi come il mare. Non parlai e non la salutai per non rovinare quel momento magico, fissai il suo sguardo e la baciai. Lei alzò lo sguardo, mi prese per mano, si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò una sola dolce parola: “andiamo”. Da quel momento fu mia. Salimmo su di un tassì e la portai all’appartamento dove ci amammo per tutta la notte.

PER TUTTI COLORO CHE ANCORA NON CI FOSSERO ARRIVATI: TUTTE CAZZATE!!!!!!
LE COSE CON LA CHIAMATA LOCA SONO ANDATE COSI’
ATTENZIONE IL CONTENUTO DEL SEGUENTE ARTICOLO CONTIENE UN LINGUAGGIO VOLGARE CHE POTREBBE URTARE LA SENSIBILITA’ DEL LETTORE, CHIEDO DUNQUE SCUSA ANTICIPATAMENTE SE QUALCUNO DOVESSE SENTIRSI IN QUALCHE MODO OFFESO.


Sono passati tre cazzo di anni e il ricordo di quella sera è abbastanza offuscato, comunque è andata più o meno così…
La primavera era alle porte di conseguenza le giornate si facevano irrimediabilmente più grigie dallo smog e l’aria diventava particolarmente pesante e irrespirabile. Accompagnato dalla solita cricca di analfabeti alcolizzati, brancolavo in cerca dell’ennesimo shot a Sanlitun, in corpo avevamo quantità di alcohol degne della compagnia Julia, dal gruppo partivano ululati e bestemmie mentre invano cercavamo di imbastire qualche discorso sulle tematiche classiche che interessano ai giovani: figa, calcio, figa. Sguardo basso e busto in avanti, cercavamo di farci spazio tra la folla di beoni e puttane che colorano le vie della movida pechinese, di bar in bar, di shot in shot, arrivammo distrutti al Kai dove oltre al classico tequila-sale-limone ebbi la geniale idea di spararmi anche qualche bel gin tonic al salto… Il locale, descrivibile solo con l’aggettivo MERDOSO era colmo di americani sbronzi, shifu che si esibivano in danze erotiche d’accoppiamento attaccati all’unterrimo palo da lap dance posto al centro del locale, tutto attorno un manipolo di cinesi bassi dai capelli stile Frozen presi da attacchi di convulsioni. Figa zero, conato di vomito in arrivo. Mi allontano dunque dal gruppo di desaparecidos con cui sono uscito per andare a orinare addosso ad un muro all’esterno del locale, a malapena controllo il getto di orina sporcandomi i pantaloni, non ci faccio caso e continuo a far festa e ad ordinare solvente industriale (che in Cina si chiama vodka lemon). Ad una certa verso le 2:30 mi rendo conto che tutti i buoni propositi della serata erano andati felicemente a puttane. Altro che discoteca e baccaglio, per me solo chuan e letto. Ciò nonostante non mi voglio dare per vinto, il mio approccio alla figa è come quello di una squadra inglese di calcio: anche se in svantaggio non bisogna mollare mai!!! E’ con questi presupposti che la mia mente perversa ha elaborato la mia prima chiamata loca. Sfogliando la rubrica del telefono ritrovo il numero di una cinesazza che con l’inganno mi sono già scopato il weekend precedente. Principio di erezione. Decido di chiamarla ma l’impresa si fa complicata. Dopo svariati tentativi lei, incazzata come un coyote, risponde al telefono, ma dato l’orario improbabile, si scatena in un mantra da cinque minuti di bestemmie, infamando me, la mia famiglia e tutta la mia stirpe. Grazie alla mia proverbiale capacità comunicativo/persuasiva riesco a calmarla e dopo 20 minuti di conversazione in veneto-cinese riesco a convincerla a farsi trovare per una certa ora sotto casa mia. E’ fatta! Torno dal nucleo a festeggiare e a pavoneggiarmi dell’impresa, ordino da bere e continuo la serata. Dopo qualche giro carico come un revolver salgo su un taxi e mi dirigo verso casa. Tra un bicchiere e un altro accumulo un notevole ritardo, ritardo di cui ho pagato le conseguenze una volta arrivato a destinazione.
Inferocita mi stava aspettando da mezz’ora, capelli secchi e spettinati, occhiaia degna di un Raver da Civitavecchia, abito talmente sintetico che non appena la vidi decisi di gettare più lontano possibile la sigaretta appena accesa… Orribile, ma a quell’ora non potevo pretendere di meglio. Dribblo con maestria tutti i suoi discorsi riguardanti cose come il rispetto, la puntualità, il mio alito e la convinco a salire. Ci sta! Il rapporto consumato fu tra i più brutti della mia vita, mi ricordo in particolare di un rapporto orale dove mi sembrava di aver infilato la nerchia in una tagliola per volpi. All’indomani mi risvegliai con lei al mio fianco, mi scusai per il mio comportamento e le offrì una cena in settimana. La cosa divertente è che il weekend seguente la Chiamata Loca me l’ha fatta lei…

Flying Dackz


Ebbravo il dacks, articolo meraviglioso... Che qualità!! La chiamata loca per chi vive a Pechino è un classico, è come il paracadute d'emergenza. Sempre tornando al termine "Qualità" non può che venirmi in mente un personaggio che ormai tutti conoscono, in terra italica, come in terra gialla. Il famigerato Frozen. Spietato con le donne come sul terreno di gioco, la figura di Frozen è ormai un'icona alla Shoushida. Nonostante questo, si è sempre rifiutato di dare il suo contributo a BEIWALUSTORIES. Ebbene dopo un'opera di convincimento durata mesi, stiamo per poter assaggiare un pezzo di Frozen, anche se per via telematica. Ecco la locandina dell'evento.


A presto.
LO STAFF DI BEIWALUSTORIES.




8 commenti:

  1. C'è molta attesa per la prima fatica di Frozen...

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  2. Articolo bellissimo, ammetto che dopo aver letto "aria fresca e nuova" ho avuto i primi dubbi, poi houhai è stato il definitivo colpo di grazia..

    P.s. un minuto di silenzio per il vecchio Kai, epicentro di limoni brutti e fatti male..

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  3. Un saluto al blog con rinnovati odio, arroganza e misantropia!

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  4. All'inizio dell'articolo ero convinta che avessi preso una botta in testa, Ale. Ma poi è stato tutto molto più chiaro... hai riacquistato una parvenza di normalità ;)

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  5. grande articolo, ci vorrebbe più pezzi da questo nuovo prorompente scrittore emergente

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