mercoledì 25 gennaio 2012

Delusioni ed altri piaceri della vita, la rubrica di _@\MiChAel GAmMa/@_

Figa? No, grazie.

A volte, nelle lunghe giornate di pioggia, nei momenti di preziosa solitudine tra una tazza di thè fumante e una bestemmia sui gruppi cristiani di facebook, è bello lasciarsi cullare dal passato e ripensare agli attimi più felici, i ricordi più belli, le avventure più memorabili. La prima fidanzatina, la prima vacanza con gli amici, il primo bacio. La prima volta, dopo qualche mese di relazione, che ci si sente finalmente liberi di poter scoreggiare accanto alla propria ragazza. Avvenimenti indimenticabili che ci accompagneranno tutta la vita e che occupano quel posticino lì, in fondo all'anima, dando vita al nostro io più intimo, più speciale, più prezioso.

Ricordo ancora con tenerezza la mia prima volta in Cina: all'epoca ero solo un giovane e inesperto cafoscarino a Shanghai, il cui unico obiettivo era di comprendere la cultura cinese e rispettare, rispettare, RISPETTARE questi simpatici e affettuosi amici dell'uomo che abitano il misterioso Oriente. (Mi piace paragonare la mia prima volta in Cina al KFC: un'esperienza brutta, sporca e dannosa alla salute, ma che goduria!). In realtà, come potrete ben immaginare, vi era un obiettivo più viscido, più subdolo, obiettivo comune a tutti gli studenti stranieri in Cina (tranne il Tergi che è gay): unirmi alla sterminata orda di occidentali che, armati solo di panza e doppio mento, sciamano per i quartieri notturni di shanghai alla ricerca di prede orientali da portarsi a letto (tranne il Tergi che è gay).





Come potete ben immaginare, le provai tutte, ma con scarso successo (Tergi gay gay gay): essendo giovane e inesperto, attribuii questa sconfitta al mio vestiario da pezzente, considerato da alcuni amici beccafiga non adeguato agli standard VIPS di Shanghai (col tempo, avrei capito che in realtà potevo sopperire alla bruttezza dei miei abiti semplicemente applicando la "Dividi, Confondi & Attacca", tuttavia sarei dovuto arrivare a Pechino prima di imparare questa importante lezione di vita).



Deciso a ritagliarmi un posticino tutto mio nell'albo d'oro dei panzoni cacciatori di cinesi, mi diressi a Qipulu e mi feci fare un bell'abito su misura, indumento che sarebbe stato, per lo meno secondo i miei piani, il biglietto da visita per gli ambienti da scopatina giovane in cui tanto volevo inserirmi. Dopo un paio di settimane, ritirato il mio bell'abitino dal sarto disonesto di turno, decisi di indossarne la sera stessa la giacchetta e buttarmi, per l'ennesima volta, a caccia di gialle.


Fu un successo, cari lettori: mi bastò andare in mezzo alla pista del Mao, guardarmi un attimo intorno, e venni subito arpionato da questa tipa: due parole, haha che bello il tuo accento e BAM, tutti felicemente a casa mia (ricordo ancora che non volle neppure che le pagassi un drink, vittoria completa).

Gasato da questo inatteso ma memorabile successo, mi ricordai del detto "squadra che vince non si cambia": quel giacchetto divenne infatti il mio affezionato wingman per tutto il semestre cinese, accompagnandomi in memorabili battute di caccia allo Shelter, M2, Dragon, Ricky ecc. Purtroppo però, qualcosa andò storto: la magia, l'attimo di follia e passione di quella sera al Mao non si ripetè mai più. Nacque così la leggenda di "Figa? No, grazie".

Come avrete ormai indovinato, cari lettori, "Figa? No, grazie" altro non è che quella giacchetta, quell'abito da finto ricco che mi aveva regalato un fugace momento di felicità, una sera, da sbronzo, a Shanghai. Continuai a indossare "Figa? No, grazie" con constanza, sperando che il miracolo si ripetesse, ma non servì a niente. Ogni volta, prima di uscire, mi guardavo compiaciuto nello specchio, e ogni volta ritornavo a casa sconfitto, deluso, insoddisfatto dalla vita (insomma, non avevo scopato). Nulla riusciva a tirarmi su il morale, tutto intorno a me era tristezza, lo spritz era sempre più amaro e i Crackers suonavano in ogni calle. Tutto sembrava perduto, fino a quando non raggiunsi la Verità Ultima.
Era chiaro ormai che "Figa? No, grazie" allontanava la passera come neanche il peggiore dei nerd che studia giapponese in dipartimento. Decisi allora di farne la mia forza: indossare "Figa? No, grazie" serviva a manifestare a tutti il mio desiderio di restare tranquillo per una sera, di non buttarmi in avventure spericolate e di essere arbitro imparziale delle sbronze dei miei amici. Indossando "Figa? No, grazie", mandavo un forte messaggio al mio animo insicuro: per una sera, era ok non andare a caccia, andare in bianco non era più una disfatta, ma una orgogliosa presa di posizione.

Cari lettori, sono sicuro che avrete intuito il fine ultimo della mia rubrica su questo blog: trovare un modo, non importa quanto patetico, per far sì che una sconfitta diventi una vittoria. "Figa? No, grazie" può esserne considerato il manifesto. Quando la indosso, so che tanto non becco, e quindi torno a casa col cuore in pace, rassicurato, pronto a raggiungere il nirvana con xnxx. C'è forse una vittoria più grande di questa? C'è forse un modo migliore per sentirsi in pace con sè stessi?

La risposta, affezionati beiwaluers, è naturalmente negativa. La Verità Ultima è a portata di mano, aspetta solo di essere trovata, chiunque voi siate, dovunque vi troviate. Per questo, cari lettori, vi esorto a non fermarvi alle apparenze, alle menzogne che vi stanno intorno, ma vi spingo ad andare oltre, a cercare, in ogni delusione, un piacere della vita.

AL PROSSIMO ARTICOLO DI BEIWALUSTORIES, PEZZENTI.

sabato 14 gennaio 2012

Delusioni ed altri piaceri della vita, la rubrica di _@\MiChAel GAmMa/@_

Un Amico Sincero: il 7Eleven

I veri amici, si sa, sono tesori preziosi, che vanno custoditi, apprezzati, vissuti. I veri amici non ti deludono mai, ti sanno consolare, ti danno fiducia e, quando scaturisce un diverbio, non importa quanto violento, si riesce sempre a trovar una soluzione e a ristabilire la pace.

Alle elementari, con i miei amici più cari, giocavo ai videogiochi, alle superiori mi nascondevo per fumare le mie prime sigarette, mentre all’università saltavo le lezioni per, ehm, giocare ai videogiochi (ma poi, era peggio beccarsi sei pere a PES da Alvise o la lezione di Leoncini?).Trasferitomi a Pechino credevo, sbagliandomi, che i veri amici fossero i bruti con cui si andava a stanare le cinesi al PPG (analizzeremo della dottrina del “Dividi, Confondi & Attacca” in un altro post), ma recentemente, con l’avvicinarsi dell’età della responsabilità, sono giunto a una conclusione differente: il 7eleven è il mio solo vero amico. Follia? Stupidità? Superficialità? Forse. Ma prima, vi supplico, leggete fino in fondo questo mio piccolo sfogo personale, e solo dopo giudicate, magari lasciando un breve commento a fondo pagina.

Perché dunque il 7eleven?

Dopo giorni di disperata meditazione, di molteplici dubbi e insostenibile sofferenza, sono finalmente riuscito a trovare delle risposte per il mio animo confuso, risposte che sono felice di condividere con voi, affezionati lettori di “Beiwalu Stories®”.

Lavoratore a Gongzhufen


Chiudete gli occhi e immaginate: è lunedì sera, il giorno dopo avete lezione alle otto ma siete riusciti a convincere qualche sballone a venire con voi al PPG. Sul taxi, sedete sul sedile anteriore, vento in faccia, 88.7 nelle orecchie, birra e sigaretta in mano, sorriso da ganzo sul volto e buone, buonissime probabilità di limoni gusto aglio con cinesi baffute. Percorrendo la solita strada, oltrepassate la storica “Alice Ginecology” (istituzione che meriterebbe un post tutto per sé) e pregustate la cappa di sudore e fumo che rendono tanto speciale il PPG. Procedete fieri verso l’incrocio grande che, dopo aver svoltato a destra, vi condurrà di fronte alla stazione della metro, quando dalle retrovie arriva un odioso commento: “Ma perché non hai detto al tassista di girare prima cosi si arrivava diretti al PPG?”. E’ vero, cambia poco, ma per noi che a Pechino non siamo arrivati ieri è questione di orgoglio, e ad ogni modo non è bello iniziare la serata con tre sbronzi che ti tirano merda. Come evitare questa situazione? Semplice: sulla destra, dopo la cara “Alice”, c’è un 7eleven, faro luminoso e fedele posto proprio all’inizio della viuzza, spesso con lavori in corso, che ci porterà gagliardi al PPG. Un amico vero non ci indicherebbe la direzione che dobbiamo prendere in un momento di indecisione? Non si farebbe in quattro per evitarci situazioni imbarazzanti?

Continuate a immaginare: siamo finalmente arrivati a destinazione, apriamo il portafoglio e, come al solito, non è una visione consolante. La sete però è forte, e siamo coscienti che il PPG da sobri è peggio di un anal smoothie (per maggiori informazioni, visitare lemonparty.org). Come ottenere il massimo da quei due soldi che abbiamo? 7eleven, naturalmente. Non importa se sake, soju o birretta all’ananas, entrare al PPG instabili e confusi è decisamente facile ed economico, e inoltre, bivaccandoci davanti, si ha la possibilità di conoscere importanti personalità locali, discutere di “Dividi, Confondi & Attacca” con altri cacciatori di teste, adocchiare la fauna coreana all’ingresso del PPG, migliorare il cinese negando pochi spiccioli ai mendicanti, scambiarsi promesse di eterna amicizia con negri molesti, ecc. Un vero amico non ti offrirebbe una birretta? Non ti presenterebbe persone nuove, stimolanti?

Siamo finalmente dentro. In pista, applichiamo la solita “Dividi, Confondi & Attacca” e ci ritroviamo al bancone con un esemplare di cinese femmina. E’bella? Ha i baffi? E’ veramente una femmina? Impossibile a dirsi, e dopo un paio di sole, vorremmo anche capire chi ci stiamo per portare a casa. Con una scusa usciamo all’aperto, ma anche qui la luce è fioca, e la nostra mente ottenebrata dall’alcool continua a vedere davanti a noi miss universo. Come evitare la sola? “Bellezza, andiamo a degustare una birretta all’ananas al 7eleven”. Ed è qui che avviene il miracolo e la sirenetta con cui ci siamo strusciati tutta la sera appare nel suo vero aspetto, spesso un bestio informe senza denti. Un vero amico non ci fermerebbe quando stiamo per compiere una sciocchezza? Non ci farebbe vedere tutto da un altro punto di vista?

Sono ormai le sei, la serata è giunta al termine e incombe la famazza. Certo, c’è il KFC, il panino a La Bamba, ma vogliamo a tutti i costi evitare il classico “Effetto Kebab” il giorno successivo.Cosa mangiare? Come sfamarci dopo le fatiche di una notte da guerrieri? Caro 7eleven!! Sperando che gli altri sballoni che la sanno lunga ci abbiano lasciato qualche avanzo, la grande selezione di sushi saprà placare i nostri bisogni animaleschi. Io adoro la combo triangolino + tubo + scatola, non mi ha mai deluso, e soprattutto il giorno dopo, una volta svegliatomi, non mi sembra di stare digerendo il famoso anal smoothie di prima (per maggiori informazioni, visitare lemonparty.org). Un vero amico non ti offrirebbe una mano nei momenti del bisogno? Non ti cucinerebbe una pasta-con-tutto dopo il Rivolta?

Caro Lettore, ora sai il perché della mia scelta. Spero che, dopo aver letto la mia piccola confessione, tu possa pienamente capire il nome della mia rubrica, allontanare dalla tua vita le false e odiose amicizie che ti circondano e riuscire ad apprezzare un amico sincero, economico e sempre disposto a schierarsi dalla tua parte. Perché si sa, le donne passano, ma gli amici, quelli veri rimangono. Ti vorrò sempre bene, 7eleven, finchè Lawson non ci separi.


Ebbravo Maskolo, allora non mangi solo le Bing ah??? Bravo bravo.

So che BEIWALUSTORIES vi piace cosi, ma ogni tanto bisogna pur trattare argomenti seri. Come in questo caso la malasanità. Ebbene vediamo cosa è successo a questo sfortunato signore, tale Guo Qingbo, residente a Dezhou (Shandong). Sei anni fa il signor Guo soffriva di calvizie, un problema che purtroppo affligge molti uomini di questi tempi, vuoi lo stress, vuoi i qimokaoshi, vuoi le poche ore di sonno... Anche nello staff di BEIWALUSTORIES c'è qualcuno che inizia ad aver questo problema, ma sono sicuro che ve ne sarete già accorti da soli. Tornando al signor Guo, vedendo i suoi capelli giorno dopo giorno restare sul cuscino decise di rivolgersi al medico di fiducia, dottore che gli consigliò di usare dei contraccettivi come shampoo per i capelli. I capelli sono ricresciuti, come peraltro testimonia il video, ma guardate cosa è successo....................Cliccate QUI

venerdì 6 gennaio 2012

Lo Shifu (shifus shifus) di Federico "Pugnale" Ferrara


Se questo è un uomo
Bestiario beiwaluense

Lo Shifu (shifus shifus)
di Federico "Pugnale" Ferrara

Il sostantivo shifu è impropriamente tradotto in italiano come "signore" quale appellativo riferito ad un uomo di discreta anzianità; tuttavia, nella realtà dei fatti implica una vastissima e specificissima gamma di attributi, che vanno molto oltre la mera età anagrafica. Esistono diverse razze di shifu, ognuna con forti peculiarità. Quella che segue è una dettagliata scheda etologica per comprenderne meglio le caratteristiche ed apprezzarne le qualità.

Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Vertebrati
Famiglia: Shifidi
Genere: Shifus Shifus

Aspetto esteriore: tutte le diverse sottospecie di shifu vengono accomunate da alcune imprescindibili peculiarità fisiche. La testa degli shifu è ricoperta da un manto di capelli nerastri che egli eviterà accuratamente di lavare per creare un manto protettivo impermeabile molto simile a quello delle foche; molto in voga fra gli Shifu è il cosiddetto taglio "pingtou", ovverossia testa-piatta, una pettinatura realizzata con l'utilizzo di pialla e livella a bolla da falegname al fine di assicurarne la più completa orizzontalità (Fig.1); lo shifu apprezza questo taglio semplice e netto perchè ne esalta lo sguardo becero da vecchio cinghiale. 








Altra forte peculiarità shifide è il cosiddetto "collo del tassista": a differenza dell'obsoleto homo sapiens, la scatola cranica dello shifu è saldata direttamente alle scapole (fig.2-A), cosa che gli rende impossibile la torsione del capo (movimento che di solito compie nell'atto di emettere il caratteristico verso qunarrrrr quando salite su suo taxi) senza muovere tutto il busto; le braccia dello shifu sono corte e prive di articolazioni (fig.2-B), sufficienti comunque a svolgere le tre funzioni vitali per lo shifu (guidare, bere e fumare) mentre le gambe, (Fig.2-C) convesse e ridotte, inadatte dunque a camminare, servono allo shifu unicamente per cambiare le marce e giocare al jianzi (vedi sotto).
Lo shifu sottostà inoltre ad un severissimo codice d'abbigliamento. La collezione primavera-estate-autunno-inverno è composta da pochi essenziali capi: polo a manica lunga marca Giordano con incrostazioni di sugo millenarie, che d'estate può essere accorciata con un nodo birichino per mettere in mostra non senza civetteria l'ombelico; cintura pataccona marca septwolf; pantalone nero vagamente zampato, anch'esso pateticamente rimboccato nei giorni afosi; píxié, ovvero un orripilante mocassino scafandrato in similpelle, talmente intrecciato con la figura dello shifu da divenirne uno dei segni più caratteristici (Fig.3).









Età: l'unica caratteristica che accomuna tutti gli shifu da Harbin ad Hong Kong, è l'età dimostrata. Lo shifu ha un età compresa tra i 40 ed i 55 anni, anche se la datazione esatta è impossibile. L'unico modo per stabilirlo è tagliarne un braccio e contare i cerchi.


Alimentazione: gli Shifu mangiano circa una volta alla settimana una jianbing al lato della strada. Sono predatori notturni a raramente li vedrete desinare alla luce del giorno, ma sarà altresì facile avvistarne parecchi nel cuore della notte a consumare il frugale pasto all'interno del loro taxi. Vero propellente per lo Shifu è invece la baijiu, una potente bevanda alcolica ad alto contenuto di ottani disponibile nelle versioni verde e super. Altra componente fondamentale per la fisiologia dello shifu sono le sigarette. Uno shifu di stazza media fuma nel periodo di veglia circa 230240 sigarette (approssimativamente 4/min). Ovviamente, all'interno del mondo del tabacco, gli shifu sono incredibilmente selettivi sulle sigarette da fumare, e certo non sanno cosa farsene delle vostre Marlboro Light da froci; gli shifu prediligono tabacchi la cui concentrazione di catrame si avvicina a quella del comune asfalto, il che causa loro il famoso scaracchio-dello-shifu, una soluzione di muco e bitume particolarmente viscosa che gli shifu espellono rumorosamente dal cavo orale e che spesso porta alla morte i gabbiani nel cui si impregnano le penne. Non dissimilmente dalla celebre pellicola di cinema d'essai "CRANK", se il sistema endocrino di uno shifu scende sotto una ben definita soglia di nicotina, questi muore.

Esistono sostanzialmente due specie di Shifus Shifus, divise in base alla partecipazione o meno di questi al mondo del lavoro. Qualora abbiano un lavoro (ovverosia, facciano i taxisti), gli shifu vengono allora denominati quali Shifu Tassinari, qual'ora si trovino invece senza un impiego, essi prendono il nome di Shifu Sfaccendati.

>> Shifu Tassinaro (Shifus qunaris) (Fig. 3): marcata caratteristica dello Shifu Tassinaro è il ristrettissimo habitat in cui vive, vale a dire il proprio taxi. Gli S.T. non abbandonano mai la postazione di guida se non per procacciarsi rapidi pasti che furtivamente consumano all'interno della vettura. Il proprio taxi è per lo S.T., oltre che mezzo di locomozione, anche datore di lavoro, padre affezionato, intimo amico, moglie fedele ed amante focosa. Un motto comune fra gli Shifu Tassinari è "dietro ogni grande Shifu, c'è un grande taxi". I taxi degli S.T. sono mediamente dei vecchi modelli Wolksvagen o Hyundai che da noi manco gli albanesi, ma qua te li spacciano come roba di gran classe. Lo strettissimo rapporto con il proprio taxi accomuna tutti gli S.T., ma a parte questo, all'interno degli S.T. sussiste un'ulteriore ramificazione razziale, con grandi peculiarità comportamentali. Vi sono S.T. particolarmente taciturni e schivi (Shifus qunaris silens), che non vi rivolgerebbero parola nemmeno se foste i loro figli tornati dalla guerra, e S.T. incredibilmente loquaci (Shifus qunaris cagacazius) che invece non esiteranno a sciornarvi tutto il poco nozionismo che hanno assimilato nella loro monotona vita in un profluvio di parole: in questo caso l'unico modo per salvarvi sarà fingervi sordomuti per la durata del tragitto; esistono S.T. che guidano molto lentamente e con grande prudenza (Shifus qunaris emmòvetes), esperti nell'infilarsi in grandi ingorghi e rendere anche il viaggio più breve un'odissea infinita, ed altri molto rapidi e spericolati (Shifus qunaris demens), che vi faranno provare un'esperienza rallystica indimenticabile fiondandosi contromano e col rosso attraverso incroci affollati, e riavvicinandovi, per quanto possiate essere atei, a Dio; poi, ci sono S.T. espertissimi di strade (Shifus qunaris sgamus) che conoscono Pechino personalmente, e, tramite scorciatoie segrete, possono condurvi da piazza Tiananmen a Milano Porta Venezia in meno di 40 minuti, ed altri (Shifus qunaris incapax) che sanno malapena di trovarsi in Cina, e riescono a sbagliare molte volte strada perfino su un rettilineo senza incroci. Esistono infine Shifu con gusti musicali assolutamente trendy, il cui autoradio spara 八八七 station con i bassi a mille e che sgommano forte se parte Bad Romance, ed altri che invece vi infliggeranno le frequenze di Radio Supplizio, una stazione che passa 24/24 i dialoghi sbiascicati di due noiosissimi figli di puttana.

>> Shifu Sfaccendato (Shifus Meishires) (Fig. 4): gli Shifu Sfaccendati amano ritrovarsi in gruppi formati da circa 15-20 individui sugli ampi marciapiedi beiwaluensi, svolgendo le più disparate attività ricreative. Di questa specie, fra le razze più comuni troviamo lo Shifu Scacchista (Shifus Meishires Kasparovi) amante dello xiangqi, una variante cinese degli scacchi con pedine molto più grandi per evitare che vengano ingoiate. Gli Shifu Scacchisti si affrontano in incontri lunghi anche otto giorni su scacchiere grosse come deltplani che appoggiano pateticamente sul retro dei loro sanlunche, e giocano mantenendo un grottesco aplombe. Attorno agli Shifu Scacchisti si radunano nugoli di una loro variante parassitaria, gl Shifu Scommettori (Shifus Meishires Ludicus) che scommettendo cifre che possono arrivare addirittura a diverse centinaia di sassi, infastidiscono gli Shifu Scacchisti puntando sull'uno o sull'altro, ed apostrofando i perdenti con parole quali "strunzo". E' altresi facile avvistare Shifu Cartisti (Shifus Meishires Raminus) che sfoderano on the road tutta la loro capacità nel praticare un antico gioco cinese con le carte, chiamato Shciàk! (Regole dello Shciak!: ad un numero illimitato di giocatori radunati ai bordi di una cassetta, bidone, cumulo di merda o qualsiasi altra cosa diversa da un tavolo vengono distribuite una cifra a cazzo di carte; comincia il più grasso, che scegliendo in maniera completamente casuale  una carta che ha in mano, la scaraventa con una forza inaudita sul pianale, generando il rumore da cui prende il nome il gioco, Shciak! appunto. Dopo un certo numero di turni, il giocatore più anziano si stufa e butta tutte le carte per terra bestemmiando forte. Egli dunque ha vinto, ed il gioco è concluso). Esistono anche shifu particolarmente sportivi che si dedicano al giuoco del jianzi (Shifus Meishires Ronaldus), i quali dopo essersi messi in cerchio si palleggiano un complicato attrezzo noto anche come ammasso-di-piume-e-ferraglia, e se lo passano coi piedi con gesti tanto ripetitivi quanto ridicoli; il jianzi è stato scelto come miglior gioco dell'anno dalla rivista Scassiamoci le palle. Esistono Shifu sfaccendati che amano la musica e sfortunatamente vogliono condividere il loro amore per essa con i passanti; particolarmente nefasto per la vostra giornata sarà imbattervi con un suonatore di erhu (Shifus Meishires Fastidiofonus), uno strumento monocorda il cui ascolto, nei casi più fortunati, induce al suicidio. Esistono infine Shifu particolarmente pigri (Shifus Meishires Meishires) che, sprovvisti di ogni qualsivoglia abilità od interesse, appena hanno un minuto si schiacciano un pisolino; la grande flessibilità unita ad una eccezionale soglia del dolore di questi Shifu, fanno sì che possano oziare in un incredibile dormisutra di posizioni, che vanno dal giaciere sull'asfalto rovente alla strada ghiacciata, da tavole di legno chiodate fino al vano posteriore dei loro triciclini. 

Avete appena letto, Federico "Pugnale" Ferrara.
Come sempre il re del blog si prende la libertà di aggiugnere un piccolo e sofisticato contenuto all'articolo.


Se il video non dovesse funzionare potete cliccare QUI per avere il link diretto a Youtube! Enjoy!

LO STAFF DI BEIWALUSTORIES