mercoledì 11 aprile 2012

L'importanza di John Bon Jovi nel panorama musicale di Beijing. Del @>TeRgI<@

Il panorama musicale pechinese svaria su qualsiasi genere, si può andare nei vari club più tamarri a sentire gli ultimi successi di Rihanna o Lady Gaga, nelle rockoteche più hipster con il Conte Mascetti e consorte a parlare di quanto la rivoluzione culturale abbia influenzato il modo di tirar su col naso dei cinesi, o altrimenti perchè no un pò di buon Rap/Hiphop insieme a persone famose come le veline, arrivando cmq ad altri mille generi come il JipsyClash cinese, ElectroReggae, GangstaJazz o Northern Soul mediorientale, i tipici generi che piacciono a veri duri come Ciccio per intendersi. Poi in ogni caso se proprio non si ha voglia di uscire si può sempre rimanere sulle scale della Shoushida ad ascoltarsi gli ultimi tormentoni voce e chitarra dei MicheleMascolo&basta.


I problemi però risultano essere i seguenti: a noi i generi Hipster ci fanno cagare e ammiriamo il modo di accumulare muco dei cinesi; non abbiamo nè porto d'armi nè peni abbastanza grandi per poterci buttare in habitat GangstaRap/Hiphop; il cantante/chitarrista/unicomembrodellaband dei MicheleMascolo&basta dopo l'enorme successo con il pubblico della Shousha ha deciso di trasferirsi nella zona più ricca di Pechino (nota adesso anche come SonnyDistrict, ex-Sanlitun) a fare la bella vita concedendosi a succulente bing da ben 5/6 yuan, lussi ed eccessi che noi gente del ghetto davvero non possiamo permetterci (come se non bastasse gira la voce che sia diventato gay).

Anche se poi alla fine parliamoci chiaro, dobbiamo essere onesti con noi stessi, il problema non è nemmeno troppo loro bensì nostro perchè a noi in realtà il tamarro piace. Fondamentalmente se Gigi D'Agostino venisse a suonare in Cina noi avremmo i biglietti con mesi di anticipo; saremmo pronti anche a reggere la sputacchiera a Rihanna quasi sperando che sbagli mira ingioiellandoci viso, mani o vestiti.

Ecco perchè gira che ti rigira finiremo sempre lì, nel locale patrimonio mondiale dell'ignoranza: il Propaganda, what else? Si, alcolici marca "laduzi", prezzi bassissimi, baristi inefficienti, sporcizia da hutong, pubblico di peones che stacca da lavoro scordandosi la doccia e viene a puzzare nel locale caratterizzato dalla grande e luminosa stella rossa. Insomma un contesto che si unisce in un perfetto connubio con la musica tamarra.

Quindi tra urla, ascelle e gettate partono gli intramontabili "I just had sex" o "I got an hangover" e tra un brindisi e l'altro si provano approcci con cinesi alte poco più di 150cm con i baffi anche solo per pronunciare almeno una volta a serata la parola che ci piace tanto "shalebajide".

Ma adesso cosa manca? il tipico caucasico comprendente camicia sbottonata, jeans e timberland, di cosa avrà mai bisogno? È davvero possibile che manchi ancora qualcosa per sentirsi appagato? Possibile, e ve lo dico io cosa manca, c'è bisogno di una pennellata di un colore diverso che dia alla serata una sfumatura migliore, ci vuole il pezzo classico dentro quel mare di ignoranza grezza.

E finalmente eccolo, quando meno te lo aspetti, la schitarrata violenta irrompe nel locale, il tempo si ferma, la terra trema e da spazio all'inconfondibile frase:

"THIS AIN'T A SONG FOR THE BROKEN HEARTED"


Si, il buon vecchio Bon Jovi anche stasera ha spaccato in due la stella rossa sul soffitto del PPG ed è entrato a dettare legge.

Probabile che si vedranno persone che dopo mezz'ora aspettata in fila per arrivare al bancone e chiedere un bicchiere di cherosene-tonic, fregarsi dell'ordinazione per correre il più velocemente possibile sul cubo e ritrovare, dopo circa un paio d'ore a vagar da soli, l'amico perso appena varcata la soglia d'ingresso che ormai è solo capace di reggersi in piedi (male) e di intonare "IT'S MY LIIIIIFFFEEEE" abbozzando mugugni e altri strani versi adeguati vagamente al ritmo musicale per tutte le altre parti di testo che si differenziano appunto da "it's my life".

Dopo quei 2/3 minuti di follia tutto tornerà alla normalità, ognuno al suo posto e chi era già sbronzo al 77,3% potrà continuare con impegno e dedizione la sua opera di "stasera voglio proprio perdere il controllo" (da leggere con intonazione adeguata che purtroppo è impossibile da descrivere a parole), chi stava baccagliando può tornare a considerare la persona/semaforoverde che "stranamente" voleva un pezzo di lui, chi stava vomitando può tornare ad emettere gli ultimi conati, e chi stava essendo Mascolo può provare a rigirarsi nel letto e cercare di riaddormentarsi dopo essere stato svegliato dalla chiamata-loca dell'amico sbronzo ed incosciente al PPG che provava a coinvolgerlo in qualche modo: risponde la segreteria telefonica.

Il giorno dopo inevitabilmente, a meno che non ci si svegli su qualche banchina di Wudaokou o in un letto sconosciuto dopo aver rovinato una famiglia, saremo presenti al tipico Briefing del pranzo e dopo aver elencato gli avvenimenti Gravissimi (anche quest’ultima parola va letta con intonazione adeguata ma non starò a descrivervi nemmeno questa) accaduti si spenderanno un paio di minuti per ricordare quel pezzo musicale evergreen, e a volte se ne spenderanno anche fino a 20/30 di minuti se un particolare amico vorrà raccontare per la milionesima volta la sua relazione speciale con quella canzone.





Beh insomma, ci sono svariegati modi di viverla, la cosa certa è che se mai farete l'errore di entrare nel Propaganda, prima o poi nell'arco della serata, che vi piaccia o no, sarete costretti a sentirla ed è probabile che se mai una sera i DJ malauguratamente facessero l'errore di non inserirla in playlist subiranno l'immediato licenziamento a fine serata previa lapidazione da parte dei clienti presenti.

Lode a te Jon Bon Jovi